giovedì 20 maggio 2010

Di che panni mi vesto?

No, non sono stata ancora chiamata per colloqui, a parte una piccola collaborazione, poco impegnativa e altrettanto poco redditizia, che dovrebbe cominciare a breve. Ho espresso interesse per l'offerta soprattutto per mantenermi attiva.

"Di che panni mi vesto?" è un modo per dire "Come mi comporto?".

Dragando con metodo e costanza gli annunci nella rete, balza agli occhi che esistono due categorie: gli annunci in cui l'azienda si palesa e quelli in cui vuole giocare in anonimato.

Alle prime, invio la candidatura esattamente come la chiedono, in genere se per posta elettronica, in formato PDF (sempre sia lodato OpenOffice), perché il documento è un pochino meno manipolabile, o quanto meno, richiede qualche conoscenza in più; ho inserito anche una piccola fototessera, visto che in genere viene richiesta.

Poi ci sono altri annunci, che mi lasciano spesso indecisa sul da farsi, gli annunci anonimi.

Il grado di anonimato di un annuncio può variare. Possono essere annunci pubblicati su riviste di settore, che come recapito danno la redazione del giornale stesso. A questo tipo di annunci concedo generalmente un briciolo di fiducia in più, visto che almeno la redazione del giornale sa chi li pubblica.

Poi ci sono gli annunci che come recapito hanno numeri di cellulari ed email "pubbliche", solo cellulare o solo email "pubbliche" ("pubblica", ovvero account su Libero, Tiscali, Yahoo, Gmail, un account che può essere creato da chiunque). Quando ci sono recapiti telefonici, provo sempre a chiamare. Se non rispondono,come fin'ora mi è accaduto quasi sempre, mi fermo lì. Una sola volta è capitato che mi rispondessero; stando al testo dell'annuncio, cercavano una candidata con i requisiti da Segretario di Stato americano. Mi ha risposto una voce di donna straniera, cinese o quanto meno asiatica, credo. Alle mie domande, vertenti sui requisiti richiesti, la signora faceva palesemente finta di non capire, in modo anche offensivo. Ora, è vero che cerco lavoro, ma non sono interessata a raccattare rogne. Ho controllato, questo annuncio compare ciclicamente.

Quando un annuncio ha, invece, per recapito solo una mail anonima, ci penso parecchio sopra. All'inizio ero decisa a scartarli in blocco, poi leggendoli, pare che alcuni possano avere una base di serietà. Sono arrivata alla conclusione che, se il testo e il tono mi convince, mando una forma di curriculum creata ad hoc. Via la foto (anche nel caso sia richiesta), riferimenti personali e professionali minimi, numero di cellulare e indirizzo mail rigorosamente secondari. Spiego bene cosa so fare e fornisco un paio di contatti, specificando che, in caso di eventuale colloqui, posso fornire tutte le informazioni mancanti.

Di fatto, è una specie di selezione dei potenziali datori di lavoro: se capiscono perché una persona non manda alla cieca tutti i suoi dati, ci può essere una base di incontro. In caso contrario, possono andare con Dio a piedi scalzi sulle pietre...

giovedì 13 maggio 2010

Tenetevi forte, si balla!

I'm home, lost my job, and incurably ill
You think this is easy, realism
I've got a girl out there, I suppose
I think she's dancing
Feel like Dan Dare lies down
I think she's dancing, what do I know?


(D. Bowie "DJ" tratto dall'album "Lodger", 1979)

La prima riga di questa canzone racconta esattamente la mia situazione attuale.
Dalla fine di marzo sono disoccupata, il lavoro che ha davvero occupato "manu militari" gli ultimi vent'anni, o quasi, della mia vita non c'è più.

Inoltre, già che c'ero, mi son ritrovata con una non invidiabile "eredità" familiare, che magari non ti ammazza (subito), ma che è per sempre, senza essere un pezzettino di carbonio puro e durissimo.
"Sei troppo dolce" mi son sentita spesso dire da chi mi conosceva... poco.
Cavolo, si vede che era destino, maledetta la mia "dolcezza interiore"!

Ho aperto il blog per sfogo: della mia situazione sono al corrente sono i familiari più stretti e un paio di parenti larghi. Non ho voglia di spandere in giro la "lieta novella", ma neanche di scoppiare. Raccontare le mie peripezie in questo angolino vuoto del web serve a non scoppiare e a vedere i fatti con lucidità. Magari facendo anche fare due risate a chi passa di qui e legge.

Ho perso il lavoro, ma non voglio deprimermi, o peggio, disperarmi.
Io voglio reagire.